Cos'è la gig economy?

Cos'è la gig economy?

La gig economy è caratterizzata da un'alta proporzione di lavoratori con contratti a prestazione o a breve termine, liberi dagli obblighi dei contratti di durata più lunga. Queste persone vengono retribuite per attività, progetto o obiettivo a breve termine (in inglese "gig": lavoretto o prestazione). E il mercato sta crescendo rapidamente. In base a un sondaggio condotto da McKinsey, fino a 162 milioni di persone in Europa e Stati Uniti (circa il 20-30% della popolazione in età lavorativa) svolgono qualche tipo di lavoro autonomo.

Chi sono i lavoratori della gig economy?

Chi sono i lavoratori della gig economy?

A volte ci si riferisce alla gig economy come a un fenomeno del XXI secolo, promosso dalla pandemia. Ma non è per nulla una novità. I contratti di lavoro atipici e a progetto esistono fin dai primi del '900, definiti da datori di lavoro e lavoratori come "lavoro occasionale" o "freelance".

Ed è durante i periodi più difficili, come la crisi finanziaria del 2008, che questi tipi di contratti sono diventati più conosciuti. Le aziende sono obbligate a licenziare i dipendenti a tempo indeterminato, che si trovano ad aver bisogno di entrate extra. E con la crisi legata al costo della vita che colpisce i Paesi di tutto il mondo, molti lavoratori cercano di integrare lo stipendio con un secondo lavoro.

Ma questo tipo di lavoro non è ricercato solo per questioni di necessità: la pandemia e la Great Resignation che ne è derivata hanno portato molte persone a rivedere il proprio modo di lavorare, per scegliere contratti più flessibili rispetto a quelli a lungo termine. Non c'è dubbio che se oggi è possibile lavorare in smart working o come freelance gran parte del merito è degli enormi progressi tecnologici degli ultimi anni. Secondo McKinsey, il 15% dei lavoratori autonomi hanno utilizzato una piattaforma digitale per trovare lavoro.

Anche il profilo dei lavoratori freelance è cambiato enormemente: il lavoro occasionale di una volta era svolto in larga parte da operai, in settori come agricoltura, lavorazione industriale ed edilizia.

Adesso sono marketer, designer, sviluppatori ed esperti e consulenti specializzati (e persino i dirigenti di alto livello) a scegliere di entrare nella gig economy: la considerano una strada per arrivare al tanto agognato equilibrio tra vita privata e lavoro. Mettersi in proprio per un periodo o addirittura per tutta la vita lavorativa oggi è considerata una mossa legittima, se non addirittura avveduta.

Inoltre, è evidente che questo gruppo di professionisti non condivide nessun dato demografico, come età, fascia di reddito, livello di istruzione o luogo di residenza. Di fatto, è più semplice accomunarli in base ai motivi per cui scelgono una modalità di lavoro più flessibile. Secondo il business incubator Velocity, circa il 70% dei lavoratori della gig economy negli Stati Uniti è freelance per scelta e questa modalità di lavoro è la sua principale fonte di reddito; il 56% usa il lavoro a progetto come modo per arrotondare.

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Come funziona la gig economy

Come funziona la gig economy

Lo sviluppo e la diffusione di internet e della tecnologia mobile rappresentano il più grande fattore di crescita della gig economy. In effetti, sono proprio le piattaforme digitali a facilitare il contatto tra freelance e clienti: diventano marketplace globali, che permettono a persone diverse, di Paesi diversi, di mettersi in contatto tra loro, offrendo a tutti una quantità innumerevole di opportunità.

Oltre alle piattaforme che coprono più settori e consentono ai lavoratori di entrare in contatto con le aziende e cogliere opportunità diverse, sono sempre più numerosi i siti specializzati in base al settore o alla professione. Grazie a questi ultimi, avvocati, dirigenti, insegnanti, artisti, musicisti, idraulici ed elettricisti possono trovare lavoro e contattarsi a vicenda. In più, queste piattaforme favoriscono la creazione di network più ampi, che possono consentire di accrescere l'esperienza professionale, e offrono ai professionisti possibilità di formazione e sviluppo in settori specifici.

Chi c'è alla guida della gig economy?

Chi c'è alla guida della gig economy?

La crescita della gig economy è in atto a livello globale e gli Stati Uniti sono alla guida di questo fenomeno. Secondo Gigonomy, nel 2019 negli Stati Uniti c'erano 57 milioni di lavoratori freelance, che generavano un volume d'affari di circa 1 milione di dollari. Segue il Regno Unito, con il numero di freelance che nel 2018 è cresciuto del 31%. Tra le altre nazioni che stanno raccogliendo il testimone per quanto riguarda il lavoro autonomo troviamo Brasile, Pakistan, Ucraina, Filippine e India.

Airbnb è una delle aziende principali che operano nella gig economy, con i proprietari di alloggi che guadagnano una media di circa 900 $ al mese o poco più. Tra le altre aziende che ricorrono al lavoro di numerosi "gig worker" per le loro operazioni figurano: Amazon Flex, che collabora con lavoratori freelance per le consegne in Stati Uniti e Regno Unito; Etsy, una piattaforma di vendita per artisti e professionisti dell'artigianato; e poi Fiverr, che mette in contatto le aziende che cercano di sviluppare i propri servizi online con designer, sviluppatori di software, content creator, social media marketer e artisti del voiceover.

Qual è il fattore che promuove la crescita della gig economy?

Qual è il fattore che promuove la crescita della gig economy?

Non c'è dubbio che il COVID-19 abbia promosso l'aumento del numero di lavoratori e aziende che adottano una modalità di lavoro flessibile e con contratti brevi. La settimana lavorativa con orario 9-17 e i luoghi di lavoro come eravamo abituati a conoscerli per quasi due anni non sono esistiti e, nonostante il ritorno in ufficio delle aziende più tradizionali, è chiaro che sono i modelli lavorativi che prevedono flessibilità e condizioni stabilite dai lavoratori a favorire il successo aziendale.

I lavoratori chiedono sempre più indipendenza e molti hanno scoperto che i lavoretti che avevano iniziato per sopravvivere alla pandemia gli stanno fruttando quanto il loro lavoro tradizionale (se non meglio), sia in termini di guadagno che di equilibrio con la vita privata.

Secondo Forbes, prima della pandemia oltre il 70% dei lavoratori che rientravano nella gig economy svolgeva questo tipo di lavoro per scelta. Tuttavia, dopo il Covid, molti dipendenti a tempo pieno si sono trovati a dover optare per questa soluzione per necessità. Molti hanno perso il posto oppure si sono trovati in situazioni in cui un lavoro full-time d'ufficio non era più adatto alle loro esigenze di vita, poiché con le scuole e gli istituti assistenziali chiusi hanno dovuto dedicarsi principalmente alla cura di figli o parenti. E poi c'è la crisi legata al costo della vita: molti lavoratori iniziano a capire che i loro vecchi stipendi non sono più sufficienti per coprire le spese e stanno aderendo alla gig economy per arrotondare, se non addirittura per sostituire il lavoro tradizionale che hanno sempre svolto.

Esempi di gig economy

Esempi di gig economy

Oltre alle grandi aziende globali che sono state tra le prime a ingaggiare lavoratori autonomi a progetto, anche nei settori che vediamo qui di seguito il fenomeno è in rapida crescita. Dal 2016 al 2021 in Inghilterra e Galles, i servizi di consegna con fattorino sono cresciuti del 350%, i servizi domestici del 166%, mentre quelli di svolgimento delle commissioni hanno visto una crescita del 200%; le attività digitali che è possibile svolgere da remoto, invece, sono cresciute del 100%. La consegna di cibo, i trasporti e la condivisione di risorse (come gli affitti per le vacanze) sono tutte attività in crescita, sostenute dalla disponibilità di lavoratori freelance e gig worker.

Vantaggi dell'operare nella gig economy

Vantaggi dell'operare nella gig economy

Vantaggi per le aziende:
Flessibilità

Le aziende soggette a fluttuazioni nella domanda, che sia per stagionalità, crescita, ridimensionamento o forze di mercato, possono adattare con facilità e tempestività la propria forza lavoro alla situazione in cui si trovano.

Produttività

È stato dimostrato che quando i lavoratori sono felici sono anche più produttivi: assumere persone che scelgono di gestire autonomamente la propria vita lavorativa può portare a maggiore motivazione e soddisfazione in tutta la forza lavoro. Inoltre, i lavoratori che non hanno un contratto a lungo termine potrebbero essere più motivati a consegnare un lavoro migliore, per mantenere un buon rapporto con l'azienda e ricevere altri incarichi in futuro.

Maggior efficienza dei costi

I datori di lavoro che si rivolgono a lavoratori autonomi possono ridurre i costi del lavoro dipendente, incluse le spese relative al processo di assunzione e licenziamento, ai pacchetti di benefit per i dipendenti, ai contributi da versare, al congedo per malattia e alle ferie.

Accesso ai talenti

Grazie all'ampia gamma di competenze sempre a disposizione con i contratti freelance, i datori di lavoro possono selezionare la persona che più risponde alle loro esigenze, sia in termini di abilità richieste sia di disponibilità a lavorare con scadenze prestabilite.

Vantaggi per i dipendenti:
Scelta

I gig worker possono decidere quali progetti accettare e quando, massimizzando l'orario di lavoro per adattarlo al proprio stile di vita e agli obiettivi che vogliono raggiungere in termini di reddito. E poi, grazie al numero crescente di piattaforme digitali, possono accedere a una varietà sempre più ampia di incarichi e progetti, in qualunque momento.

Opportunità di esplorare nuove strade

I lavoratori freelance possono provare nuovi lavori, formarsi e cambiare ruolo senza essere legati da impegni a lungo termine, pur mantenendo un flusso costante di reddito.

Varietà

I lavoratori della gig economy possono lavorare a più progetti contemporaneamente, in settori e ambienti diversi, evitando il burnout1 e la noia.

Flessibilità

Il lavoro autonomo offre la flessibilità di gestire la carriera adattandola ad altri aspetti della vita, come impegni familiari, bambini e hobby.

Indipendenza

I freelance che gestiscono in autonomia il proprio lavoro riescono a farsi un'idea anche di altri aspetti della gestione di un'azienda, come la contabilità e la gestione del budget. E possono godersi tutta l'indipendenza offerta dal lavoro autonomo.

Svantaggi dell'operare nella gig economy

Svantaggi dell'operare nella gig economy

Svantaggi per le aziende:
Svantaggi per le aziende:
Mancanza di coinvolgimento e impegno
Mancanza di coinvolgimento e impegno

Le aziende che costruiscono la propria forza lavoro ingaggiando freelance possono riscontrare una mancanza di coinvolgimento rispetto agli obiettivi aziendali. Anche creare relazioni con i clienti può essere più difficile quando lo staff cambia in continuazione.

Necessità costante di formazione
Necessità costante di formazione

La formazione interna e l'acquisizione di nuove competenze possono essere attività costose, sia in termini di denaro che di tempo, specialmente quando devono essere svolte più e più volte per uno staff che cambia di continuo.

Problemi di conformità
Problemi di conformità

Con il personale che cambia costantemente, può essere difficile stabilire e mantenere la conformità con la normativa relativa ai luoghi di lavoro e ai prodotti.

Mancanza di disponibilità
Mancanza di disponibilità

A mano a mano che i lavoratori autonomi crescono e ottengono più successo, la loro disponibilità potrebbe ridursi, poiché lavorano per più aziende diverse: i datori di lavoro in questo caso potrebbero non avere più a disposizione figure chiave del proprio staff.

Impatto negativo sulla cultura del lavoro
Impatto negativo sulla cultura del lavoro

L'abbandono frequente può avere un effetto negativo sui team con contratti a tempo indeterminato.

Svantaggi per i dipendenti:
Mancanza di diritti connessi al lavoro dipendente
Mancanza di diritti connessi al lavoro dipendente

In molti casi, i freelance o i lavoratori a tempo determinato o con contratti brevi hanno pochissimi diritti legati al lavoro dipendente. Potrebbero non avere diritto a tutela o risarcimento in caso di licenziamento senza giusta causa o dimissioni forzate, licenziamento per esubero; non hanno inoltre diritto a congedo per malattia retribuito né ferie. E non maturano contributi da lavoro dipendente.

Mancanza di investimenti per l'avanzamento di carriera
Mancanza di investimenti per l'avanzamento di carriera

Le aziende che ricorrono ai gig worker non necessitano di investire nello sviluppo professionale dei propri dipendenti, con attività come la formazione o la pianificazione delle promozioni. Per questi lavoratori potrebbe essere difficile dimostrare gli avanzamenti di carriera o l'aumento di competenze o esperienza, anche se hanno svolto un ottimo lavoro per la stessa azienda.

Mancanza di sicurezza
Mancanza di sicurezza

Il lato più negativo del lavoro freelance o con contratti brevi è la mancanza di sicurezza. Sebbene sia possibile guadagnare le stesse cifre garantite dal lavoro dipendente, se non più alte, il successo dipende dal flusso continuo di progetti nel settore in cui si vuole operare. Anche se si ottiene un buon compenso per un progetto portato a termine in modo eccellente, questo si esaurisce rapidamente se non si hanno altri progetti in coda.

Il futuro della gig economy
Il futuro della gig economy

Si stima che il numero totale di gig worker nel mondo crescerà dai 42 milioni del 2018 a 78 milioni nel 2023. E alcuni prevedono che i lavoratori freelance arriveranno a costituire oltre metà della forza lavoro degli Stati Uniti entro la fine dello stesso anno. Questo significa che le aziende potranno scegliere tra un numero crescente di gig worker, mentre questi ultimi avranno molti più concorrenti.

Ma la crescita della gig economy ha anche altri effetti: Con il progressivo aumento del numero di lavoratori che non rientrano nella forza lavoro tradizionale, ci saranno sempre più persone che resteranno senza contributi pensionistici, che non avranno diritto a ferie o congedo retribuito per malattia né copertura in caso di licenziamenti o esuberi. La normativa dovrà evolvere per tutelare i loro diritti, stabilendo i benefit e le tutele che le aziende devono offrire e che gli stessi lavoratori dovranno fare in modo di garantirsi.

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